Articoli su Giovanni Papini

2000


Giulio Nascimbeni

Papini, i bizzarri aforismi di un «poeta»

Pubblicato in: Corriere della Sera, p. 33.
Data: 7 luglio 2000




«Pensieri, aforismi, bizzarrie»: così Giovanni Papini (1881-1956) definiva nel 1933 il florilegio di frammenti intitolato II sacco dell'Orco, da allora mai più ristampato. Ora quel libro torna ad essere disponibile a cura e per merito di Gavino Manca, spinto verso il dimenticatissimo scrittore fiorentino da un colloquio che ebbe con Borges. Il grande argentino era un ammiratore di Papini. scrisse nel 1975 l'introduzione per la raccolta di racconti fantastici Lo specchio che fugge (ed. Franco Maria Ricci), e proprio in quell'introduzione lo definì «inguaribilmente un poeta» e oppose all'oblio una delle sue magiche sentenze: «L'oblio può essere una forma profonda della memoria». Gavino Manca, pur appartenendo per ragioni di età a una stagione di studi e di passioni letterarie dichiaratamente lontana dagli impeti, dai sarcasmi e dai paradossi papiniani, si rivela devoto seguace delle intuizioni di Borges e propone «un'ipotesi sull'uomo Papini e sulla sua visione della vita». Visione dominata dallo stesso «sentimento tragico» di cui parla Unanumo e, quindi, profondamente pessimistica. Un esempio che può essere considerato attuale, pensando alle discussioni politiche di questi giorni: «Quando capita una grande amnistia v'è chi si pente di non aver commesso un delittuccio che non sarebbe costato nulla». Molte di queste «schegge» esprimono furori sui quali grava peso dell'anacronismo: come quando Papini scrive che i maestri dei giovani narratori sono Gide, Proust, Joyce e Lawrence, «i primi due intelligenti fino alla raffinatezza, ma sodomiti, gli altri due originali fino al delirio, ma dediti all'alta pornografia». Giustamente Gavino Manca indica nelle pagine conclusive sulla gioventù e sulla vecchiaia le più belle del libro. «Anche la giovinezza è una malattia — scrive Papini — ma chi non ha sofferto questo male sacro non ha vissuto». Desolate, quasi terribili, le riflessioni sulla vecchiaia: «Il vecchio è indicibilmente solo come if nascituro». Troppi addii, troppe assenze, troppe creature amate «sono tornate alla terra».


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